Spesso la storia del campionato sembra seguire un copione, con attori principali e secondari e colpi di scena studiati accuratamente. Che l'Inter fosse in crescita era chiaro, ma non molti avrebbero pronosticato un 3-1 esterno in casa di una squadra che non perde da 49 partite. E quale audace sceneggiatore avrebbe mai pensato che la striscia positiva si potesse interrompere proprio contro la rivale più detestata?
Più facile da immaginare, vista l'incapacità endemica delle nostre giacchette nere, era la possibilità che la partita fosse rovinata da qualche cantonata arbitrale, e infatti Tagliavento e i suoi hanno impiegato venti secondi per farsi sfuggire un solare fuorigioco sul gol di Vidal, e in tutti i successivi novanta minuti non sono stati capaci di riprendersi dallo choc, distribuendo cartellini gialli a casaccio e compensando con un rigore che a parti invertite avrebbe fatto perdere la voce agli interisti per un paio d'anni almeno.
Quindi, gli arbitri si sono moltipicati, adesso sono sei, ma è già chiaro dopo poche giornate che sommando tre somari a tre briganti non si innalza la qualità della direzione di gara.
Alla fine ha vinto l'Inter, e ha vinto giustamente, non perchè quest'Inter sia granchè, come i fiumi di retorica giornalistica di oggi farebbero intendere, ma perchè la Juventus ha strameritato di perdere, scendendo in campo con un pernicioso atteggiamento di sufficienza che ha generato un enorme numero di errori in zone nevralgiche del campo e in frangenti decisivi della manovra. Troppo lenti nella circolazione di palla, troppo imprecisi nell'ultimo (e anche nel penultimo) passaggio, troppo poco freddi sotto porta per meritare la vittoria. E poi, lucrare su quel golletto e mettersi dietro ad aspettare non è stato per niente onorevole; un tifoso che ami lo sport, dopo quell'uno a zero un po' così, per sentirsi in pace con se stesso aveva bisogno di vincere 5-0, o di perdere sonoramente. Purtroppo si è realizzata la seconda possibilità, ma non bisogna farne una tragedia, anzi, lo schiaffo, per quanto doloroso, potrebbe anche essere salutare, per i giocatori soprattutto, ma anche per lo staff. Contro un avversario tutto bunker e contropiede si sono visti troppi colpi di tacco, troppe leziosità, ma il guaio è che le vittorie non crescono sugli alberi: bisogna sudarsele, e qualche volta strapparle coi denti, esattamente come ha fatto l'Inter, e soprattutto, bisogna farsi passare al più presto possibile i deliri d'onnipotenza; questa squadra è ancora la migliore ma se vuole confermarsi al vertice deve dare il cento per cento, mentalmente prima che fisicamente.
C'era poco di Conte in campo ieri sera, a parte Vidal, e già oggi il boss si sarà fatto sentire.
Chissà se i cazziatoni di Antonio sono simili all'"asciugacapelli" di Alex Ferguson. Forse nel caso del nostro allenatore menzionare i capelli non è cosa di buon gusto, ma bisogna pur rendere l'idea. E poi un mezzo rimprovero lo merita anche lui, per aver tenuto Pogba, Quagliarella e Caceres in panchina.
Ma in fondo siamo solo in novembre, i punti sono 28, mercoledi c'è la Champions, e sabato il Pescara, quindi avanti miei prodi, verso altre inimitabili avventure.