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17 dicembre 2013 2 17 /12 /dicembre /2013 17:24

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Avere l'influenza è una gran scocciatura: mi ha salvato come spesso accade la TV, e nella fattispecie un'inevitabile overdose di calcio tra domenica e lunedi, di calcio giocato e parlato, con fluttuazioni piuttosto ampie in fatto di qualità. Imbottito di antibiotici sono arrivato fino alla replica notturna del "Processo del Lunedi", e nel mio delirio chimico quasi mi pareva simpatico anche Enrico Varriale; adesso ho capito cosa intendeva Zeman quando voleva allontanare il calcio dalle farmacie (o le farmacie dal calcio, non ricordo bene).
Sfortunatamente per la concorrenza è sempre la Juventus quella che gioca meglio, e la classifica rispecchia fedelmente questo fatto, anche se siamo riusciti a farci buttar fuori dalla Champions dai bucanieri del Galatasaray e la ferita brucerà ancora a lungo. Napoli e Inter prima, e Milan e Roma poi, hanno segnato molti gol e dato vita a match divertenti ma di contenuti tecnici non certo di prim'ordine, nonostante gli strilli dei telecronisti. La sfida fra i due neotrapattoniani Benitez e Mazzarri ha prodotto 6 reti e una serie notevole di svarioni difensivi: l'Inter ha deluso, ma i suoi limiti si conoscevano, e neppure il Napoli, nonostante la vittoria, particolarmente saporita per il suo allenatore, ha dato una sensazione di solidità. Molto meglio in questo senso, spostandoci al posticipo del lunedi, la Roma che ha messo alle corde il Milan a San Siro; più organica, più abile nel recuperare palla, più pungente in contropiede, e comunque messa in difficoltà dagli attacchi estemporanei del Milan, tanto da rischiare di perdere proprio sul finire una partita che avrebbe potuto vincere in carrozza con un po' più di concretezza sotto porta. E meno male che l'arbitro Rocchi, non a caso uno dei nostri fischietti migliori, non si è bevuto le vergognose sceneggiate di Balotelli il cui primo tuffo carpiato si è potuto registrare già al minuto quattro (questo per dire delle intenzioni bellicose di Supermario ieri sera) altrimenti poi partivamo coi complotti e coi dossier. Eppure Piccinini chissà perchè fa ancora una gran fatica a dire che la punta di diamante della squadra aziendale è un volgare simulatore, e per le sue continue e impunite scorrettezze non dovrebbe neanche essere convocato in nazionale, visto che a detta di Prandelli per primo c'è un "codice etico" da rispettare per vestire la maglia azzurra. L'"etica" è una gran bella parola da dare in pasto a i giornalisti, però, per dimostrare di possederne qualche milligrammo, bisognerebbe, credo, essere disposti a rinunciare a qualcosa, per esempio proprio a questo discutibile campione a corrente alternata, il quale tra l'altro potrebbe essere sostituito più che egregiamente da giocatori emergenti di gran qualità come Pepito Rossi o Insigne.

Ciò che sorprende, ripeto, è quanta fatica si faccia ad ammettere l'ovvio, come in quella fiaba di Andersen in cui l'imperatore è nudo e tutti hanno una gran paura a dirlo; chissà, sarebbe un vantaggio anche per l'interessato; forse, messo davanti alle sue colpe, smetterebbe.

Tornando al calcio, un gol di Muntari, "proprio lui!", come direbbe Piccinini, fa esplodere Pellegatti e ci spedisce a +5 sulla Roma a un match di distanza dallo scontro diretto del 5 gennaio, e allora ci possiamo guardare "Tiki Taka" e rifarci gli occhi con la Capotondi (che è donna e pure romanista, ma parla di calcio come se non avesse fatto altro nella vita, complimenti vivissimi), e perfino sopportare la doppia marchetta al film di De Laurentiis, sia su Italia 1 che in Rai; tanto, dalla cima della classifica la visione è molto chiara, si capisce benissimo ciò che è cinema e ciò che è realtà.

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