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11 marzo 2015 3 11 /03 /marzo /2015 02:02
COME GLI ANNI OTTANTA

Ci penso da un po', seguendo questo campionato pieno di pareggi e senza una vera lotta al vertice se non quella immaginata in estate da certi giornalisti di parte. La Serie A è un ormai un campionato povero: mancano i quattrini, gli stadi sono obsoleti, le società disorganizzate, la Federcalcio una cricca di vecchi politicanti in disarmo, i campioni veri scarseggiano e le rare partite spettacolari a ben vedere lo sono soltanto per la pochezza tecnica dei protagonisti. La controprova è che non combiniamo nulla nelle coppe, fatichiamo ad imporre gioco perfino in casa contro avversari che sembrano sempre correre il doppio e avere mille risorse.

La nostra squadra migliore è la Juventus, che oggi può sfoggiare tre o quattro eccellenti giocatori, e domina in patria per il quarto anno consecutivo, ma in coppa fino a prova contraria vale il Benfica o l'Olympiacos; tutte le altre, distanti anni luce come fatturato e come progettualità, tirano la carretta nella serie B europea con qualche speranziella di arrivare in fondo.

Inevitabilmente, questa situazione mi ricorda il periodo in cui ho iniziato a seguire il calcio, i primi anni '80, in cui la vecchia Juve di Boniperti e del Trap lasciava le briciole agli avversari domestici e poi puntualmente deludeva in coppa, mostrando evidenti limiti nella gestione del team e nella mentalità di gioco, e raccogliendo molto meno rispetto alle proprie possibilità tecniche. Anche solo due o tre elementi in più in rosa e un minimo turnover avrebbero permesso al Giuan da Cusano di schierare la formazione migliore nelle partite clou della stagione, e sono certo che la bacheca bianconera avrebbe ben altra consistenza se in Galleria San Federico si fosse stati meno micragnosi.

Bisogna ammetterlo, la Serie A ha svoltato dopo l'atterraggio nel pianeta calcio dell'elicottero berlusconiano: la prima cosa che fece il Berlusca fu rompere il monopolio che Boniperti e Agnelli detenevano nel mercato interno, e chissenefrega se fu necessario quadruplicare gli stipendi. Nonostante il giocatore più forte del mondo fosse altrove, il Milan vinse subito, proponendo un gioco aggressivo e moderno, e un nuovo modello di gestione aziendale; l'asticella fu spostata così in alto che ci vollero anni prima di vedere altre società avvicinarsi a quel livello, e questo accadde negli anni '90, il periodo più fausto del calcio italiano.

Quindi, il volano dell'intero movimento pallonaro è stato sostanzialmente la forte competizione interna scatenata dal Milan dopo il crollo dell'ancien regime sabaudo, ormai grigio e arroccato su vecchi schemi non solo calcistici. La Juventus, i vecchi tifosi come me lo sanno, era trapattoniana non solo nel gioco, perchè Torino non è Milano e in Piemonte si fanno le cose con cautela.

E oggi rieccoci qui: Allegri sparagna energie più del Trap, in società non si spende un euro in più del previsto, il nuovo stadio è bellissimo ma un po' troppo piccolo, e siamo tornati a quelle eterne telenovelas di mercato, come quando tentavamo di prendere Vierchowod o Giordano pagandoli quanto volevamo noi, e non quanto chiedeva chi ce li avrebbe venduti. E siamo tornati, purtroppo, ad aver paura di un Borussia Dortmund e di un Atletico Madrid, e ad asserragliarci in difesa come se non sapessimo fare altro. L'unica consolazione è che lo staff dirigenziale della nuova Juventus è arrivato da poco e guarda al futuro con superiore lungimiranza, puntando sui giovani e cercando di aumentare il fatturato e di conseguenza la propria competitività; l'Europa per ora è solo un'utopia ma chissà, forse qualcosa si riuscirà a fare prima che un Berlusconi cinese o russo ci bruci sul tempo.

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9 febbraio 2015 1 09 /02 /febbraio /2015 19:02
IL PATTO

Berlusconi e Confalonieri hanno notoriamente un patto: il primo ad accorgersi che l'altro si sta rincoglionendo lo deve avvisare subito.
Ecco, dopo averlo sentito parlare della Juventus dicendo "gestiscono le immagini, fanno vedere quello che vogliono", ho la certezza che l'accordo non sia esteso anche a Galliani.

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4 febbraio 2015 3 04 /02 /febbraio /2015 10:35
The real JC

Non sono religioso. In Spagna tutti i 22 giocatori si fanno il segno della croce prima di entrare in campo. Se funzionasse, tutte le partite dovrebbero finire con un pareggio.

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16 novembre 2014 7 16 /11 /novembre /2014 17:41

KL-PL.jpg

 

Era dall'epoca di Rino Tommasi, nei mitici anni '80, che la boxe non faceva la sua comparsa sulle reti Mediaset; un piacevole ritorno per chi come me ricorda i grandi match di quel periodo e il commento appassionato di Rino da bordoring.
Per i telespettatori erano tempi di vacche grasse; su Italia 1, senza pagare neppure una lira, chiunque poteva godersi un bel contenitore pomeridiano gossipparo, dei cartoni giapponesi, un film relativamente nuovo, o le strepitose tette di Tini Cansino, prudentemente posizionate nel dopocena; e se c'era la boxe, il sabato notte, o il giorno dopo, potevano capitare Larry Holmes, Marvin Hagler, Roberto Duran, Tyson, Hearns, roba di prima qualità.

Da allora molte cose sono cambiate: le lire sono sparite, i televisori non sono più ingombranti scatoloni di plastica ma sottili schermi al plasma, l'immagine è in (quasi) HD, una conquista tecnologica di cui avremmo usufruito molto volentieri soprattutto nel caso di Tini Cansino, Rino Tommasi è in pensione e purtroppo non c'è un Larry Holmes, o un Hagler, nemmeno a pagarlo in lingotti d'oro.

Ci sono però, il buon Federico Mastria e Capitan Ovvio Alessandro Duran che fingono di entusiasmarsi per l'ennesima vittoria di Wladimir Klitschko, il frigorifero ucraino che domina la categoria dei massimi dal 2006, grazie al suo strapotere fisico e a un clamoroso vuoto di competitors degni di questo nome. Ieri sera, in diretta da Amburgo, neppure Michael Buffer, che pure è pagato per quello, sembrava molto convinto col suo solito "Let's get ready to rumble!"; la vittima designata, il bulgaro Kubrat Pulev, con la sua folkloristica postura, sembrava un pugile dell'inizio '900, messo di fronte a un colosso di acciaio disegnato al computer. La strabiliante povertà tecnica di questo atleta non gli ha permesso di andare oltre qualche disordinato clinch e una vigorosa manata stampata in faccia al campione un attimo prima che questi lo spedisse definitivamente al tappeto, dopo altri tre (o quattro?) precedenti atterramenti, con un violento gancio sinistro al volto, un colpo che Wlad ha potuto mettere a segno per l'intera serata con assoluta comodità, dato che l'avversario non si è mai minimamente preoccupato di cambiare posizione o di proteggersi in qualche modo. E va detto che il match, per i succitati motivi, avrebbe potuto terminare già al primo round, dopo due facili knock down, ma lo spirito imprenditoriale ha prevalso sulla foga sportiva, e Wladone ha volutamente riposto il bazooka scegliendo di allietarci per qualche altro round prima di mandare il baccalà bulgaro a gambe all'aria.

Certo non è colpa di Italia 1 o di Klitschko se i pesi massimi sono questo, anche se gli organizzatori potrebbero sforzarsi un po' di più nel cercare aspiranti al titolo mondiale più prestigioso; però, si fa anche una gran fatica a credere che non ci sia da qualche parte nel mondo gente più affamata di vittoria di questo trentatreenne senza arte nè parte. Eppure, per divertirci un po', non servirebbe neanche che lo sfidante vincesse; basterebbe che desse al campione un po' di filo da torcere, giusto per lasciarci finire una birra in pace; giusto per non farci sentire questa enorme nostalgia per Larry Holmes, Tyson, e Tini Cansino.

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26 febbraio 2014 3 26 /02 /febbraio /2014 16:02

GPorter-copia-1.jpg

 

Questo disco è in giro da settembre: mea culpa grandissima culpa ci ho messo sei mesi quindi per scovarlo, più trenta secondi del primo brano per capire che mi farà compagnia molto a lungo.

Jazz, Pop, Soul, Black Music, chissenefrega. Classe, buon gusto e qualità tecnica (superlativa, firmata Blue Note) non hanno bisogno di etichette. Come. del resto. la voce calda, ricca e sfaccettata di Gregory Porter non ha certo bisogno di trucchetti di studio per trasmettere emozioni. Un lusso, di questi tempi.

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20 febbraio 2014 4 20 /02 /febbraio /2014 04:04

 

 

NC.jpg

 

Il Milan è un po' come Nadia Cassini; tolto il culo, non è che ci sia poi molto altro.

 

 

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21 gennaio 2014 2 21 /01 /gennaio /2014 12:46

inter-baggiolippi.jpg

 

Secondo la vulgata interistica la Juve vince con aiuti arbitrali e si dopa.
Certo che dopo Anastasi,Tardelli, Causio, Brady, Fanna, Trapattoni, De Agostini, Schillaci, Roberto Baggio, Lippi con tanto di secondo e preparatore atletico (per procurare l'EPO, evidentemente), Peruzzi, Vieri, Jugovic, Paulo Sousa, Davids, Ibrahimovic, Vieira e adesso Vucinic, qualcosa non torna.

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8 gennaio 2014 3 08 /01 /gennaio /2014 23:32

romajuve.jpg

 

 

Torino, 5 gennaio 1982

Dunque è stata ancora una volta la Juventus a vincere: l'attendismo di Trapattoni ha prevalso sul tanto decantato calcio totale degli uomini di Liedholm; il muro bianconero ha assorbito senza troppi patemi l'iniziale furore agonistico romanista, per altro subito spento da un grande inserimento di Tardelli, che al quarto d'ora si incunea in area eludendo il fuorigioco e mette in rete di piatto destro il perfetto assist di Galderisi. La difesa juventina, orchestrata da Scirea, presidia ottimamente le fasce, cosicchè la Roma è spesso costretta ad accentrare gli attacchi imbottigliandosi però ben prima del limite dell'area; pur priva di intuizioni brillanti, ci prova con Ancelotti e Di Bartolomei da lontano, e con qualche palla lunga verso l'area che Pruzzo, stretto tra Gentile e Brio, non riesce mai a sfruttare. Statistiche alla mano, gestisce per più tempo il possesso palla ma sostanzialmente in modo sterile, anzi è proprio la Juve a dare impressione di maggior pericolosità, con Brady sempre pronto a far ripartire l'azione innescando la velocità di Fanna e Galderisi; la partita non è bella, e prima dell'intervallo potremmo forse segnalare un paio di incursioni di Cabrini sulla sinistra e un violento destro di Bettega dal limite che poteva avere miglior sorte.

Al secondo minuto della ripresa però, arriva la mazzata per l'undici giallorosso: su una punizione dalla fascia sinistra, Brady calibra un preciso cross sul secondo palo, lasciato sguarnito dai difensori romanisti, e Brio in spaccata mette alle spalle di Tancredi; è il 2-0, agguantato senza nemmeno faticare molto, e la Roma sparisce letteralmente dalla partita. A nulla servirà l'inserimento di Faccini al posto di un evanescente Chierico, anche perchè Marangon si fa espellere da D'Elia per un'entrata in stile kung-fu su Gentile, e pochi istanti dopo la Roma rimane addirittura in 9, dato che Bonetti decide di respingere con la mano un cross di Marocchino che dopo una deviazione stava per entrare beffardamente in porta. Cartellino rosso inevitabile, e Virdis, appena entrato, trasforma il penalty con un destro angolato e fissa il punteggio sul 3-0, facendo esplodere il Comunale per una vittoria che consegna ai bianconeri il titolo di campioni d'inverno con una giornata d'anticipo, e la decima vittoria consecutiva in Serie A, un record per la società torinese.

Per la Roma svanisce una grande chance di riaprire il campionato, ma va detto che i giallorossi hanno offerto poco a questa partita per pensare di poterla vincere; con Falcao forse appesantito dalla sosta natalizia, e Conti francobollato da Gentile lungo tutta la fascia, del gioco arioso e dinamico visto nella prima parte della stagione non è rimasta nessuna traccia; Trapattoni è riuscito a far naufragare quasi tutte le iniziative avversarie sulla sua trequarti, senza che Liedholm riuscisse a trovare contromisure adatte, e Zoff dunque ha corso ben pochi pericoli, limitandosi all'ordinaria amministrazione.

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17 dicembre 2013 2 17 /12 /dicembre /2013 17:24

monoscopio.jpg

 

Avere l'influenza è una gran scocciatura: mi ha salvato come spesso accade la TV, e nella fattispecie un'inevitabile overdose di calcio tra domenica e lunedi, di calcio giocato e parlato, con fluttuazioni piuttosto ampie in fatto di qualità. Imbottito di antibiotici sono arrivato fino alla replica notturna del "Processo del Lunedi", e nel mio delirio chimico quasi mi pareva simpatico anche Enrico Varriale; adesso ho capito cosa intendeva Zeman quando voleva allontanare il calcio dalle farmacie (o le farmacie dal calcio, non ricordo bene).
Sfortunatamente per la concorrenza è sempre la Juventus quella che gioca meglio, e la classifica rispecchia fedelmente questo fatto, anche se siamo riusciti a farci buttar fuori dalla Champions dai bucanieri del Galatasaray e la ferita brucerà ancora a lungo. Napoli e Inter prima, e Milan e Roma poi, hanno segnato molti gol e dato vita a match divertenti ma di contenuti tecnici non certo di prim'ordine, nonostante gli strilli dei telecronisti. La sfida fra i due neotrapattoniani Benitez e Mazzarri ha prodotto 6 reti e una serie notevole di svarioni difensivi: l'Inter ha deluso, ma i suoi limiti si conoscevano, e neppure il Napoli, nonostante la vittoria, particolarmente saporita per il suo allenatore, ha dato una sensazione di solidità. Molto meglio in questo senso, spostandoci al posticipo del lunedi, la Roma che ha messo alle corde il Milan a San Siro; più organica, più abile nel recuperare palla, più pungente in contropiede, e comunque messa in difficoltà dagli attacchi estemporanei del Milan, tanto da rischiare di perdere proprio sul finire una partita che avrebbe potuto vincere in carrozza con un po' più di concretezza sotto porta. E meno male che l'arbitro Rocchi, non a caso uno dei nostri fischietti migliori, non si è bevuto le vergognose sceneggiate di Balotelli il cui primo tuffo carpiato si è potuto registrare già al minuto quattro (questo per dire delle intenzioni bellicose di Supermario ieri sera) altrimenti poi partivamo coi complotti e coi dossier. Eppure Piccinini chissà perchè fa ancora una gran fatica a dire che la punta di diamante della squadra aziendale è un volgare simulatore, e per le sue continue e impunite scorrettezze non dovrebbe neanche essere convocato in nazionale, visto che a detta di Prandelli per primo c'è un "codice etico" da rispettare per vestire la maglia azzurra. L'"etica" è una gran bella parola da dare in pasto a i giornalisti, però, per dimostrare di possederne qualche milligrammo, bisognerebbe, credo, essere disposti a rinunciare a qualcosa, per esempio proprio a questo discutibile campione a corrente alternata, il quale tra l'altro potrebbe essere sostituito più che egregiamente da giocatori emergenti di gran qualità come Pepito Rossi o Insigne.

Ciò che sorprende, ripeto, è quanta fatica si faccia ad ammettere l'ovvio, come in quella fiaba di Andersen in cui l'imperatore è nudo e tutti hanno una gran paura a dirlo; chissà, sarebbe un vantaggio anche per l'interessato; forse, messo davanti alle sue colpe, smetterebbe.

Tornando al calcio, un gol di Muntari, "proprio lui!", come direbbe Piccinini, fa esplodere Pellegatti e ci spedisce a +5 sulla Roma a un match di distanza dallo scontro diretto del 5 gennaio, e allora ci possiamo guardare "Tiki Taka" e rifarci gli occhi con la Capotondi (che è donna e pure romanista, ma parla di calcio come se non avesse fatto altro nella vita, complimenti vivissimi), e perfino sopportare la doppia marchetta al film di De Laurentiis, sia su Italia 1 che in Rai; tanto, dalla cima della classifica la visione è molto chiara, si capisce benissimo ciò che è cinema e ciò che è realtà.

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9 dicembre 2013 1 09 /12 /dicembre /2013 16:38

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La notizia migliore della settimana è il rinnovo di Vidal fino al 2017; meglio del pareggio del Napoli, povero di idee e forse anche di energie, e degli stenti della Roma, che pure con qualche affanno ha ripreso a vincere. Arturo è il volto della nuova Juve: ha segnato 33 gol in 101 partite con noi, corso diecimila chilometri, recuperato centomila palloni, vinto un milione di contrasti. Incarna alla perfezione ciò che Conte vuole dalla squadra, e in più sembra essersi anche attaccato alla maglia che indossa, un sentimento assolutamente demodè che però ai tifosi piace da morire.

Nel frattempo, eccoci in testa con 40 punti su 45, a +5 sul secondo scudetto, e a +10 sul primo: la Roma resiste, pur essendo in flessione, e le altre arrancano, con le milanesi già a distanza siderale. La ciliegina sulla torta sarebbe il passaggio agli ottavi di Champions, prestigioso e remunerativo snodo verso il calcio che conta; basterebbe un punticino in Turchia, contro una squadra abbordabile; è vero che in CL riusciamo sempre a complicarci la vita, ma perdere quest'occasione sarebbe una pazzia. La Juventus vanta dei crediti verso questa coppa, tutti gli juventini lo sanno; per riscuoterli, bisogna presentarsi alla cassa.

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