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8 gennaio 2011 6 08 /01 /gennaio /2011 16:29

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Una nuova ristampa delle avventure di Tom Sawyer, Huck e Jim, a cura di NewSouth Books e prevista per la metà di febbraio negli Stati Uniti, vedrà recuperati dei passaggi presenti nel manoscritto originale e poi tagliati nelle edizioni a venire, un'operazione interessante e anche meritoria, se rispetta le intenzioni dell'autore, cosa di cui non sono però assolutamente certo; è capitato anche con i numerosi frammenti mai completati dell' “Uomo senza qualità” di Robert Musil, che si cerca periodicamente di ricollocare all'interno del romanzo, nonostante Musil stesso nel suo infinito perfezionismo avesse preferito tenerli nel cassetto. Ma il fatto scottante, tornando a Mark Twain, è che la nuova versione sarà purgata dal punto di vista lessicale, e a causa di un imprevisto attacco di pruderie sociale, due epiteti con un certo connotato razziale e razzistico, “nigger” e “injun”, saranno rimpiazzati da termini giudicati meno offensivi, come “slave” e “indian”, a testimonianza che l'idiozia del buonismo e del politically correct sta ormai prendendo piede definitivamente, e quindi dobbiamo rassegnarci al fatto che qualcuno pensi al posto nostro, sottraendoci la facoltà di giudicare e di contestualizzare ciò che stiamo leggendo.
La cultura e l'ingessato establishment che purtroppo la gestisce ha paura delle parole, ha paura di quello che significano e che potrebbero significare, anzi, a guardar bene, ha paradossalmente più paura del significante che del significato, e lo maneggia come una patata bollente; trovo sia davvero sconfortante che nel 2011 si arrivi a censurare un romanzo pubblicato cent'anni fa, opera di un fine umorista e ottimo osservatore della società, per una questione di parole il cui significato è scivolato nel tempo verso una colorazione peggiorativa, alla faccia della libertà di espressione, e per somma ipocrisia proprio in un epoca in cui televisione e carta stampata ci danno in pasto ogni sorta di porcherie.

Se il guaio è il razzismo, sappiano queste menti sinceramente democratiche, che si tratta di un problema piuttosto antico, messo in scena più volte nella letteratura di ogni tempo, e meritevole di essere osservato da diverse prospettive, non solo da quella del ventunesimo secolo; e non ha importanza se è sempre stato una delle più grosse macchie sul vestito neppure troppo pulito dell'America: non sarà il professor Alan Gribben a doverci spiegare quello che è giusto e quello che è sbagliato, e nemmeno a confondere le acque e a farci dimenticare che per “nigger Jim” l'amico Huck è disposto a rischiare la cotenna a ogni pagina. E in nessun caso può essere un grigio correttore di bozze a modificare un'opera d'arte, a mettere i mutandoni a nudità improvvisamente scandalose; bisogna avere rispetto per i capolavori, anche perchè ultimanente non se ne fanno più.

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