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31 marzo 2013 7 31 /03 /marzo /2013 23:55

gol-Quagliarella.jpg

 

E' ben vero che Dzemaili non faceva tre gol dai tempi dei pulcini, e forse si meriterebbe la foto di copertina, ma il tracciante di Quagliarella è un grandissimo colpo, e poi l'ha rifilato all'Inter e quindi vale ancora di più. Anche il gol di Matri, propiziato ancora da Fabio, è stato un bel vedere, ma quel siluro da 25 metri è il top della giornata.

La vittoria nel Meazza nerazzurro per 2-1 è una cartolina di bei tempi andati; nel '84 era fine aprile e i gol di Cabrini e Platini ci lanciarono verso lo scudetto, in un anno trionfale che ci vide anche alzare la Coppa delle Coppe; nel '96 c'eravamo appena guadagnati la finale di Champions limitando i danni a Nantes; nel 2006, all'alba di Calciopoli, la stoccata di Del Piero lasciò Julio Cesar (in porta) e Beppe Bergomi (nel box Sky) letteralmente pietrificati; la cronaca di Repubblica all'epoca raccontava di un'Inter "caricata da una vigilia poco serena" che esibisce "più furia che gioco" oltre che "le inevitabili polemiche a fine partita", e questa lapidaria descrizione potrebbe adattarsi benissimo anche al match di ieri, una partita tosta, veloce e piacevole, con qualche inevitabile schizzo di veleno moviolistico, tanto per far alzare la pressione ai sapientoni delle TV private.

Ora ci aspetta il Bayern e ricordare questi precedenti è confortante; tira aria di scudetto e sarebbe il secondo consecutivo, un risultato eccezionale per una squadra relativamente nuova come la nostra, ma quello che c'è da scoprire adesso è se davvero sia lecito avvicinare questa Juve ai team vincenti del '84, '96 e 2006, o se un po' di sano realismo deve farci fare qualche passo indietro. In fondo sarà il Bayern stesso a darci la misura di ciò che siamo, anche se poi, va detto, lo sport vive di episodi e un tiraccio svirgolato può cambiare la storia in un attimo; per il momento, come direbbe Galliani, siamo tra le migliori otto d'Europa e con uno scudetto e mezzo in tasca, giochiamo bene e cinque anni di sofferenze calcistiche sembrano lontani un'eternità.
Molto più facile invece, è accostare l'Inter di oggi alle squadre morattiane pre-Calciopoli; anzi, trovo abbastanza incomprensibile che ci si stupisca del suo scarso rendimento, delle continue polemiche e del mercato fallimentare; dopo qualche anno vissuto molto al di sopra delle loro possibilità, per quelli di  via Durini è tutto tornato al livello (scadente) dell'Inter anni '90, a parte le disponibilità finanziarie, che sono decisamente inferiori, e accidentaccio non c'è neppure un allenatore della Juve da prendere per cercare di ricostruire qualcosa. Conte ha ancora due o tre faccende da sbrigare qui. Sorry.
Però ripensandoci, la cosa più bella della giornata non è neanche il golazo di Quaglia; è proprio Conte che da grande uomo di campo "salva" Cambiasso e se lo porta a braccetto negli spogliatoi prima che nasca un casino. Anche se aveva appena tentato di azzoppare uno dei nostri.

E poi dicono che lo stile Juve non esiste più.

 

 

 

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24 marzo 2013 7 24 /03 /marzo /2013 15:51

BradProv-copia-1.jpeg

 

Potenza della Rete, sono riuscito a vedere in "differita" il mondiale welter WBO tra Bradley e Provodnikov. Per troppa curiosità mi ero già rovinato la sorpresa leggendo nei siti specializzati che Tim e Ruslan si sono riempiti di botte e che il match è un sicuro candidato a essere Fight of the Year, ma è stato molto divertente lo stesso. E guarda un po', Bradley ha rubacchiato un altro verdetto favorevole, dopo la scandalosa split decision strappata a sua maestà Pacquiao l'anno scorso.

Paradossalmente, l'ha rubacchiato con l'atteggiamento opposto rispetto alla "modalità sopravvivenza" innestata per dieci round davanti al campione filippino; con una robusta dose di incoscienza, e confidando sui suoi mezzi tecnici, indubbiamente superiori a quelli del modesto contender russo, gli si è parato davanti e si è messo a fare a botte come se stessero girando "Rocky VI", incurante della mitragliata di "fuck" che arrivavano da quella vecchia volpe di Joel Diaz all'angolo. Perchè Joel è messicano e gli fumano sempre le palle, ma ha esperienza da vendere e sapeva benissimo che l'unico modo in cui Provodnikov avrebbe potuto azzerare un abissale gap tecnico sarebbe stato trasformare l'incontro in una rissa, e Tim, un po' troppo sicuro di vincere, stava puntualmente servendo quest'occasione al suo avversario su un piatto d'argento.

La certezza di essere migliore di Provodnikov stava per fregare Tim già al primo round, quando dopo un durissimo destro d'incontro è ruzzolato malamente a terra; un arbitro decisamente casalingo l'ha salvato da un giusto conteggio, e da un 10-8 nei cartellini che già da solo avrebbe cambiato le sorti del match; se l'è cavata poi rischiando tantissimo anche nel secondo e nel sesto round, finchè all'ultimo giro di orologio, l'ennesima mazzata di Ruslan ha spedito Desert Storm al tappeto, questa volta legittimamente, ma non c'era più tempo per finire il lavoro, e Tim è riuscito anche mezzo morto a rimettersi in piedi a pochi secondi dal gong finale, evitando il clamoroso KO.

Quindi perchè Bradley ha vinto? Se per quanto concerne il match con Pacquiao la domanda è rimasta insoluta, in questo caso una mezza idea ce l'abbiamo. Tenendo sempre presente che combatteva a casa sua, in California, è chiaro come il sole di Palm Springs in agosto che Tim ha migliore tecnica di base, porta un numero alto di colpi e ha maggior precisione e continuità; possiede più esperienza ad alti livelli e ha saputo gestire bene le proprie energie, senza rimanere mai a secco, mentre Provodnikov ha dovuto spesso rifiatare e concedere l'iniziativa all'avversario, rimanendo passivo per troppo tempo, segno di una condizione fisica imperfetta. Il campione ha poi di sicuro uno stile più ortodosso rispetto alle neanderthaliane randellate del "Siberian Rocky", ed è un altro fattore questo che inevitabilmente impressiona i giudici. Parare i colpi con la faccia non è una grande idea in un campionato mondiale, e se Freddie Roach non è riuscito a togliere quest'abitudine al suo pupillo, neppure un miracolo potrebbe bastare. Forse Fredo Cucaracha sperava proprio in quello, nella "chance del picchiatore", e in effetti Ruslan c'è andato vicino, ma Bradley, altro punto a sua favore, ha mostrato un cuore d'acciaio rimanendo in piedi e continuando a rispondere ai colpi anche in stato di incoscienza.

Le statistiche dicono che Tim ha messo a segno una montagna di colpi, il doppio del suo avversario, il cui volto pesantemente segnato ne è inequivocabile testimonianza, ma a rischiare l'osso del collo è stato proprio Bradley, e più di una volta, nonostante un vantaggio tecnico e fisico, visto che si è presentato sul ring addirittura a 159 libbre, ossia quasi da peso medio. E' un altro fattore, questo, che potrebbe aver accentuato l'arroganza del campione WBO, perchè combattere naso a naso non avendone le doti non è solo è un marchiano errore tattico; è segno di eccessiva presunzione. E così Bradley si trova con due vittorie di fila e una cintura mondiale, ma rischia di non interessare a nessuno.

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21 marzo 2013 4 21 /03 /marzo /2013 19:03

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Sarebbe servito un ultimo scatto al nostro grandissimo Pietro Mennea, per sfuggire al suo destino. Anzi una di quelle sue strepitose rimonte, come a Mosca, quando mise la testa davanti a tutti proprio sul filo di lana, beffando gente come Alan Wells e Don Quarrie.

Per chi è nato negli anni '70 come me, Pietro è stato un simbolo di tenacia, orgoglio, sacrificio, cultura del lavoro, voglia di vincere e volontà d'acciaio. Solo con queste caratteristiche ha potuto confrontarsi con atleti che madre natura aveva fornito di qualità fisiche enormemente superiori alle sue, e c'è voluto un alieno, Michael Johnson, per abbattere il suo record sui 200 metri, 17 anni dopo quel pomeriggio a Città del Messico.

Gli proposero il doping, l'ormone della crescita, nel 1984, dopo i Giochi di Los Angeles, quando ormai la sua carriera stava declinando. Accettò in un primo momento, ma dopo un paio di iniezioni lo attanagliò un'abissale crisi di coscienza e si ritirò. Non avrebbe mai potuto gareggiare barando. E se avesse barato, adesso non avremmo in casa un mito dello sport.

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20 marzo 2013 3 20 /03 /marzo /2013 00:29

3euro

 

Also sprach Carlo Sassi, uno che in proporzione matematica sta alla moviola come Edison sta alla lampadina; il gol di Turone nun era bbono, ma che cce volete fa', le magliette giallorosse in Rai giocavano in casa, e pure in superiorità numerica, e quindi si pensò di dare una stiracchiatina alla verità, tanto per avere un po' di ciccia giornalistica da spolpare, e poter mandare qualche fulmine verso i vecchi nemici torinesi. Sassi non si è dilungato sul come, ma non riesce difficile immaginarlo; George Lucas era impegnato in altri progetti, perciò ci si sarà arrangiati in modo più artigianale, facendo sparire qualche fotogramma nel 1981, all'epoca dei fatti, e armeggiando un po' con le linee del Telebeam nel '86, quando si volle testare il prodigioso software messo a punto da Viale Mazzini.

Non l'abbiamo scoperto cinque minuti fa quanto fosse forte la corrente romana e romanista all'interno della Rai ; non c'erano esagitati come nelle odierne emittenti private, intendiamoci, ma si parteggiava in modo più subdolo, come ha sempre fatto Rai 3 per il PCI. Il guaio è che Nonna Rai aveva il monopolio dell'informazione, era la TV, e se la Orsomando avesse detto che eravamo invasi dagli alieni, si sarebbe scatenato il finimondo. Quindi un po' di responsabilità in merito a certe leggende metropolitane che girano sulla Juventus va anche a questa gestione massmediatica all'amatriciana.

La clamorosa scoperta corrobora la tesi di un grande juventino e juventinologo, Massimo Zampini, che ormai tutti conoscono e che con la scusa del go' de Turone ha scritto anche un libro molto divertente; Massimo da anni sostiene con la consueta ironia che le usurate manfrine sulle ruberie della Juventus sono solo il frutto di molti anni di accurata selezione da una parte, quando si parla di presunti errori arbitrali pro-Juve, e di consapevole (e quindi colpevole) dimenticanza dall'altra, quando a godere di favori sono altre squadre, e tra l'altro tale perverso meccanismo mediatico si applica benissimo, ma questo Zampini non l'ha detto, almeno non ancora, a un'altra selezione accurata, quella ben nota delle telefonate di Moggi da gettare in pasto ai giornali. In sostanza, secondo Zampini, agli episodi pro Juve, veri o presunti che siano, viene storicamente dato più risalto, spesso con un frastuono assordante, e il risultato è che ormai la Juventus ruba di default, e abbiam visto benissimo anche ultimamente a che livello questo fatto possa fomentare una certa fascia di tifoseria.

Facciamo un esempio? Eccolo qui; proprio quel famoso Juventus-Roma del 10 maggio '81; tutti ricordano perfettamente il bel colpo di testa di Ramon Turone, e Zoff immobile che osserva il pallone entrare in rete, e anzi aggiungono, col senno di poi, che l'arbitro del match era nientepopodimeno che il cupolaro Bergamo, un altro indizio evidente che ci fosse in atto uno dei soliti complotti. Nessuno ricorda però degli altri particolari rilevanti: 1) all'epoca, la regola del fuorigioco considerava irregolare la posizione dell'attaccante in linea con il penultimo difensore; niente gambe, teste, o pistocchiani tronchi corporei; 2) la Juventus giocò in dieci l'ultima mezz'ora di partita per l'espulsione (giusta) di Beppe Furino, per doppia ammonizione, e questo un cupolaro come si deve nun lo dovrebbe fa' ; 3) la Juve era anche priva di Bettega, uno che all'epoca contava come Ibrahimovic, squalificato per tre giornate per delle vaghe accuse di tentata combine relative a due mesi prima, mai provate in nessuna sede, e la sospensione fu fatta pendere sul capo del fuoriclasse juventino casualmente fino all'avvicinarsi dello scontro diretto. E in ogni caso la Roma, con un avversario in dieci e privo del suo uomo migliore, non riuscì a vincere, anzi le migliori chance furono per Fanna e Prandelli, e finì 0-0.

La verità fa male, e fa male perdere, come ha ricordato Antonio Conte in conferenza stampa ieri; il gol di Turone è una bufala, tanto quanto il sequestro di Paparesta, le millanta telefonate al minuto di Bertini e lo scudetto dell'Inter del 2006; e vuoi vedere che forse anche quello scontro Ronaldo-Iuliano non è neanche fallo?

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14 marzo 2013 4 14 /03 /marzo /2013 17:33

messi2

 

Non è stato un fulmine a ciel sereno; che il Barça fosse più forte del Milan si sapeva già. Solo che questi diavoli di blaugrana sono umani come tutti noi, e qualche volta hanno una giornata storta. Era stato bravo Allegri all'andata a far inceppare la macchina perfetta del centrocampo barcellonista, ma questa volta non ha potuto nulla.

Il 4-0 è pesante ma temo che rispecchi il divario effettivo fra le due squadre, e questo dà l'esatta dimensione di quanto preziosa fosse la vittoria del Milan di due settimane fa. Il Barcellona aveva giocato un po' come ha fatto la Juve domenica col Catania, vivacchiando sul suo possesso palla; solo che il Catania non possiede nè i valori tecnici del Milan, nè il suo fulgido fattore C, altrimenti avremmo fatto anche noi la stessa fine, anzichè esser qui a festeggiare un mezzo scudetto.

Adesso la griglia Champions è completa, e domani a Nyon il sorteggio dirà cosa ci aspetta; Bayern, Real, Borussia, PSG, Barcellona, tutte grandi d'Europa con cui finalmente misurarsi. Non è fantastico?

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8 marzo 2013 5 08 /03 /marzo /2013 18:24

youfeed-juve-conte

 

Ci siamo di nuovo. Dopo sette (lunghi) anni, è bello essere di nuovo tra le migliori otto; con Bayern, Real, PSG, Borussia, Milan (o Barça, a seconda di come andrà a finire) facciamo una bella compagnia, e quasi c'è da augurarsi un sorteggio duro, vista la nostra fame arretrata di partite ad alto livello. Juve-Celtic di mercoledi serà è stata quasi un'amichevole: ci stavamo addormentando davanti alla TV. Per carità, è stato giusto così, in un perodo denso di impegni in cui le forze vanno amministrate, ma il tifoso medio ha voglia di ben altro. Ha voglia, ci potrei mettere la mano sul fuoco, di scoprire se ci troviamo nei quarti per caso, e siamo solo degli outsider di buon livello con un passato illustre, oppure se siamo qui per restarci a lungo, e per provare a vincere questa coppa maledetta, con cui ci sentiamo in credito da tempo immemorabile.

Conte ha già fatto più miracoli di parecchi dei santi presenti nel calendario; se riuscisse anche in questo, c'è già pronta una statua da mettere fuori dallo Stadium. In fondo a Roma, a Monaco, ad Amsterdam e a Manchester, quando ci giocavamo il titolo europeo lui c'era; e scommetto quello che volete che quando l'Amburgo ci battè ad Atene trent'anni fa era davanti alla TV come molti di noi; quindi, sono emozioni che conosce e che non può non desiderare ancora, tanto quanto le desiderano i suoi tifosi.

Altro che Chelsea.

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7 marzo 2013 4 07 /03 /marzo /2013 12:36

Giraudo

 

Anch'io sarei perplesso se fossi Giraudo, e anche se fossi il suo avvocato; i tribunali continuano a condannarlo per i soliti reati ormai ampiamente smentiti dai fatti (e dal buon senso); possedere un'utenza riservata continua a contare molto o a non contare per nulla a seconda della bisogna; la "cupola" continua a perdere pezzi, e a un certo punto finirà, prevediamo, per includere solo Moggi, Bergamo e Pairetto, somigliando sempre di più a un'altra famosa cupola, quella del Brunelleschi, che, come noto, ha la prerogativa di sostenersi da sola.

Oltretutto, e questa è la cosa più grave, i tribunali italiani continuano ad agire completamente sganciati uno dall'altro; le risultanze del parallelo processo di Napoli sono state totalmente dimenticate, e nel frattempo, beffa delle beffe, Berlusconi prende un anno di galera per aver passato al fratello, e quindi al "Giornale", la famosa intercettazione Fassino-Consorte mentre era ancora coperta da segreto istruttorio, con l'attuale sindaco di Torino che percepirà anche ottantamila euro di risarcimento.

 

Altro che perplesso; se fossi Antonio, o il suo avvocato, sarei proprio incazzato nero.

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4 marzo 2013 1 04 /03 /marzo /2013 17:36

chiellini cavani

 

E' andata anche questa. Il Napoli resta un gradino sotto come qualità di squadra, ma non era facile uscire dal San Paolo indenni; stampa e TV hanno qualche colpa per aver caricato un po' troppo l'ambiente, e di sicuro l'accoglienza per i nostri non è stata delle migliori, ma in fondo chi se ne importa; è una vita che contro la Juventus vengono usate armi improprie, tanto che quasi ne facciamo un motivo d'orgoglio.

La partita è stata tesa, e maschia, ed è ben sintetizzata dalle sportellate fra Chielini e Cavani su cui la cronaca si è abbondantemente soffermata nel weekend; con un pizzico di precisione in più sottoporta, sarebbe potuta finire come a Glasgow, e come in Scozia nel dopo gara è stato abbastanza paradossale ascoltare lamentele da parte dell'allenatore avversario a proposito del gioco troppo duro, visto che sia Celtic che Napoli non disdegnano affatto lo scontro fisico. Purtroppo per loro, a questa Juventus il clima da battaglia piace assai, anzi ci sguazza, e, oltretutto, il ritorno fra gli effettivi di George della Giungla ha innalzato ulteriormente la risma gladiatoria del team. Anche nei momenti difficili siamo sempre presenti, e manteniamo la calma come fanno le grandi squadre, un segno di maturità che Conte ha giustamente sottolineato con orgoglio. Continua a latitare, questo è certo, una figura di maggior carisma in attacco, uno che possa inventarsi qualche golletto anche da solo, ma sta prendendo corpo parallelamente l'impressione che la Juventus, per com'è strutturata, non dipenderebbe da un grande bomber come ad esempio il Napoli dipende da Cavani. A confronto dei nostri avversari, il gioco che vuole Conte è decisamente più collettivo, e se proprio dobbiamo dipendere da qualcosa, dipendiamo dallo stato di forma del nostro centrocampo. Il Napoli, con Cavani bloccato da Giorgione, ha sostanzialmente solo tirato da fuori area
Vorremmo sempre vincere, è vero, ma il pareggio non è da buttare. I punti di vantaggio sono sempre sei, anzi, con il gioco degli scontri diretti diventano sei e mezzo, un distacco rassicurante e però anche sufficiente a tenere alta la tensione per il rush finale.

Nella genealogia juventina, Antonio Conte è senza dubbio un figlio di Lippi e Ancelotti, quindi dev'essere per forza anche nipote di Trapattoni, e fare un punto in casa della diretta inseguitrice non gli è dispiaciuto affatto, tanto che negli ultimi minuti del match ha sostituito Vucinic con Pogba e indicato con ampi gesti di mettersi col 5-4-1 e chiudere la saracinesca. Trapattonianamente parlando, manca una giornata in meno, siamo sempre a +6, e una delle trasferte più insidiose è stata superata senza danni, e senza che ci abbiano rimbecillito troppo con moviole e proteste. Non lamentiamoci.

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26 febbraio 2013 2 26 /02 /febbraio /2013 16:12

pogba 3-0

 

Un'altra discesa di Lichtsteiner, un altro bel gol di Giovinco, un'altra sassata da fuori di Pogba, il Napoli fa 0-0 a Udine e siamo a +6; una posizione ampiamente rassicurante in vista dello scontro diretto di venerdi.
Considerato poi che al ritorno col Celtic seguirà una pausa della Champions fino ai primi di aprile, la situazione è propizia per un colpo decisivo al campionato; un mese per mettere in cassaforte il trentunesimo scudetto.
Le condizioni ci sono tutte. Adesso sta alla squadra dare il meglio, e a Conte aggiungere del suo.

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21 febbraio 2013 4 21 /02 /febbraio /2013 23:52

Allegri-2s.jpg

 

Dieci Maradona batterebbero dieci Gattuso? E' un vecchio dilemma filosofico del calcio che ha trovato opinioni contrastanti, ma non c'è dubbio che la partita di ieri sera sia una possibile risposta. I dieci Maradona hanno parcheggiato l'autobus nella metacampo del Milan, si sono passati la palla fra loro forse un migliaio di volte in cerca del varco giusto, ma sostanzialmente non hanno prodotto in 90 minuti una singola azione da gol degna di nota, una di quelle per cui questa squadra è ricordata. E' bastato che i dieci Gattuso si schierassero ben chiusi in difesa in due linee da quattro, con il resto di due, se la matematica non mi inganna, che serviva a ripartire velocemente appena ce ne fosse stata la possibilità. Poi, i Maradona schierati in difesa sono tutt'altro che ineccepibili, e degli attaccanti scaltri possono metterli in seria difficoltà, come ben si è visto ieri, e a dir la verità si era visto anche lo scorso anno con le barricate erette dal Chelsea.
Allegri, che non è uno sprovveduto, alla lezione di Di Matteo ha preso appunti accuratamente; non avendo un Drogba, ha preferito attaccare sulle fasce, ma la sostanza non cambia; il Barça si può bloccare, come lo stesso Max aveva spiegato nel pre-gara, rendendo il suo possesso palla sterile. Se poi gioca a ritmo basso come ieri, per i Gattuso è festa grande, mentre i Maradona sbattono stolidamente contro il muro difensivo. E neppure lo svantaggio, maturato per la verità in modo abbastanza fortuito, ha scosso Iniesta e compagni, apparsi incapaci di cambiare marcia e di trovare una soluzione allo stallo scacchistico imposto dalla sagacia tattica del Milan.

Forse il Barcellona non sta bene fisicamente, forse la truppa è stanca dopo anni di trionfi, fatto sta che il 2-0 mette gli azulgrana in grossi guai; un golletto rossonero al Camp Nou sarebbe la fine, e non sembra un evento così imrobabile, anche senza l'apporto di Balotelli che in Champions non può giocare e per questo se ne stava in tribuna a sghignazzare palpeggiando la playmate del mese.
E' ben vero che il Barça ha incantato il mondo per anni con un calcio di grande qualità, però, il formidabile tique-toque inventato da Guardiola presuppone una certa rapidità di esecuzione, che ieri non si è mai vista, e un continuo interscambio fra i mediani che però diventa caotico se l'ingranaggio non funziona alla perfezione. La squadra guidata oggi da Vilanova e Roura si è strutturata nel tempo con tutti uomini della cantera: erano ben dieci ieri sera, un autentico record e probabilmente il vero segreto del team; si è stratificata lentamente fino a diventare un organismo perfettamente omogeneo, talmente omogeneo da avere una crisi di rigetto ogniqualvolta si cerca di trapiantarvi un corpo estraneo, che si chiami Ibrahimovic o Sanchez, o Fabregas, perchè anche il figliol prodigo Cesc messo al centro, con Iniesta spostato quasi all'ala sinistra, sembra tanto una mossa forzata, e sbagliata. Sicchè anche il Barça, quando è in difficoltà, non può mai cambiare spartito; non possiede per sua stessa natura una tipologia di giocatore offensivo che gli permetterebbe, esempio banale, di buttare qualche pallaccia in avanti sperando in bene. O arriva al gol con la manovra, o è fritto. E forse stavolta è proprio fritto, e va a finire che il Milan proletario di Allegri passa ai quarti con pieno merito.

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