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26 novembre 2010 5 26 /11 /novembre /2010 18:07

RH 2004 2

 

 

 

Nessuno in Italia sa chi sia Terry Reid ma costui fu scelto prima come cantante dei Led Zeppelin (e pare che sua madre fosse contraria), e un paio d'anni dopo anche per rimpiazzare Rod Evans nei Deep Purple; in entrambi i casi non se ne fece niente.

 

Brian Wilson dei Beach Boys era noto per le sue stramberie: in salotto aveva una gigantesca sandbox con dentro un pianoforte, forse per sentirsi in spiaggia anche a casa; più avanti esagerò facendosi installare in una stanza una gigantesca tenda araba, priva però, sembra, del foro nella parte superiore che normalmente serve a far uscire il fumo del narghilè.

 

Ancora Brian Wilson: un giorno piomba sotto casa di Roger McGuinn, il leader dei Byrds, che ha un assurdo sistema di sicurezza pieno di telecamere e citofoni, dato che va pazzo per i gadget elettronici, e in più è in totale paranoia da cocainomane. Wilson dice che sta fuggendo da un certo dottor Landy, e che vuole assolutamente un po' di speed; Roger gli apre e in breve Brian è attaccato al piano e improvvisa qualcosa che in seguito diventerà il brano “Ding Dang”; McGuinn si lascia trasportare e butta giù un testo, che poi cantano insieme; poi Roger si allontana per andare in bagno, e Brian sta ancora suonando il giro di “Ding Dang”; Roger esce, e Brian sta ancora suonando lo stesso giro; quando rientra, Brian sta ancor ripetendo il giro, e Roger se ne va a letto, finchè la mattina si alza e Wilson sta ancora suonando lo stesso giro, e continua finchè qualcuno dei suoi non lo viene staccare dal pianoforte.

“Ding Dang” sarà in ogni caso un brano firmato Wilson\McGuinn.

 

I Van Halen al picco della fama chiesero di avere per contratto nel camerino un enorme coppa piena di M&M's di tutti i colori tranne il marrone.

Sembra che fosse un trucco ideato per vedere se i promoter leggevano i contratti per intero.

 

Su Keith Moon ci sono storie a tonnellate: era così a pezzi mentre incideva “Substitute”, che sentendola poi alla radio credette di essere stato rimpiazzato; una volta, atterrò con un elicottero nel parco di casa dell'attore Oliver Reed, che gli sparò, mancandolo, con la sua doppietta, e invece a Melbourne prese possesso di un autobus scaricando anche per la città alcuni passeggeri. Passò un intero weekend vestito da nazista e parlando ai suoi parenti con finto accento tedesco, e un'altra volta, ospite a “Top of the Pops”, si tolse i calzini e li sventolò sotto il naso del presentatore.
Ma la migliore resta questa: dopo un concerto di metà anni '70, Keith è nella hall di un albergo, al bar, e ha appena accettato la sfida di bere 18 margaritas senza crollare: ovviamente vince la scommessa, e nel frattempo il bassista John Entwistle è tranquillo in camera sua e si accinge a gustarsi un filetto e una costosa bottiglia di vino. Keith piomba nella sua camera, azzanna la bistecca, poi riempie di pepe il bicchiere di vino, se lo scola, e prima di svenire riesce anche a pisciare sul muro, il tutto sotto gli occhi di Entwistle, il quale, senza dire una parola, va nella camera di Keith, sfascia praticamente ogni cosa, e poi lo trascina in mezzo a quel casino e lo chiude dentro, in modo a fargli credere di essere stato lui a distruggere tutto.

 

Il padre di Neil Young dopo aver sentito alla radio “A Horse with no name”, lo chiama per congratularsi del suo nuovo straordinario brano; “A Horse with no name” è degli America.

 

Lemmy dei Motorhead una volta fu arrestato per aver cercato di portare fuori dal blocco sovietico delle vere uniformi militari russe e polacche.

 

Steven Tyler e Joe Perry non potevano mancare, visto il pessimo stato in cui versavano tra la fine degli anni '70 e i primi '80: una volta sentendo “You see me crying” alla radio, Tyler si entusiasmò e chiese a Perry di chi era la canzone; ovviamente Joe rispose “siamo noi, idiota!”. E capitò anche che in concerto, il batterista partì con il brano che di solito veniva eseguito come bis, il gruppo lo seguì, e finito quello tutti salutarono e lasciarono il palco come se il concerto fosse finito davvero.

 

In molti sostengono che Bon Scott in realtà avesse già scritto il testo di "You shook me all night long", e la leggenda racconta che fosse molto orgoglioso del verso che dice "she told me to come, but I was already there"
In più,sembra che abbia suonato la batteria (!) in un paio di demo di "Givin' the dog a bone".

 

 

Gli UB40 si sono conosciuti all'Ufficio Collocamento, e il modulo per ottenere l'assegno di disoccupazione si chiama Unemployment Benefit, Form 40.

 

I Kiss mescolarono gocce del loro sangue all'inchiostro usato per il primo numero del fumetto Marvel a loro dedicato.

 

 

Keith Richards, durante la lavorazione di "Exile on main street" ha battuto Mick Jagger a tennis completamente fatto di eroina; inutile dire che Keith per sua stessa ammissione non ricorda praticamente nulla nè delle session dell'album, nè dell'andamento della partita.

 

Rob Halford a Toronto nel 1991 doveva aprire il concerto dei Judas Priest come al solito uscendo spettacolarmente da un portellone sotto il palco a bordo della sua Harley Davidson, e facendo rombare il motore si doveva partire a tutto spiano con “Hell Bent for Leather”; invece il portellone non si aprì correttamente e Rob picchiò la testa tanto da rompersi il naso e perdere i sensi, mentre la moto viaggiava senza pilota e la canzone andava avanti in inedita versione strumentale; quando si riuscì a farlo rinvenire, il Metal God col setto nasale rotto portò a termine stoicamente il concerto e poi corse in ospedale.

 

Joe Walsh, armato di sega elettrica, decise che due camere dell'albergo in cui si trovava con gli Eagles dovevano essere unite per formare una suite; Don Felder ricorda con orrore il momento in cui si trovava a letto e vide la lama della sega elettrica attraversare il muro della sua stanza.

Ancora su Walsh, si racconta che fosse un grande fan dei Beatles e avesse passato settimane, da giovane, a imparare un difficile assolo di chitarra di George Harrison, finchè non gli riuscì perfettamente; non potete immaginare il suo stupore, e quello di Ringo Starr, quando anni dopo seppe da Ringo in persona che quelle erano due chitarre sovrapposte.

 

 

Jim Morrison non è affatto morto; negli ultimi anni è stato visto alternativamente a Parigi, a Ibiza, ma con i capelli ossigenati, e in una clinica svizzera per grandi obesi. Roba da non credere.

 

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