Domenica l'occasione era di quelle ghiotte. Si poteva volare a +4 con una partita in meno, e per quanto mi riguarda l'incazzatura è doppia visto che avevo 102 euro già in tasca con una schedina facile facile (Roma-Inter 1, Milan-Napoli X, Juve-Siena 1). E invece ci tocca soffrire ancora un po', e il mio deca è nelle casse della SNAI.
Tutti questi pareggi interni, e il conseguente spreco di punti preziosi, facciano riflettere Conte e Marotta; la squadra gioca bene, ha ritmo, grinta, volontà, ordine tattico e attributi da vendere, ma spesso manca della scintilla geniale, del lampo che abbaglia le difese avversarie e permette di superare anche la barricata più solida. Per questo compito avremmo Vucinic, che però è più lunatico di una ragazza con le mestruazioni, e un altro che potrebbe inventare qualcosa, Elia, deve averla fatta proprio grossa visto che gravita con scarse prospettive di utilizzo tra panchina e tribuna.
A guardar bene, in realtà, a questa Juventus manca in generale un attaccante ben fornito di intelligenza calcistica, uno che sappia fare la cosa giusta al momento giusto; se nel calcio del ventunesimo secolo il fosforo latita, la colpa è probabilmente è del 4-4-2, del troppo atletismo e dell'eccessiva specializzazione dei giocatori, ma non è mai troppo tardi per imparare, anche se in certi casi si tratta di un'impresa impossibile, come dar da risolvere un sudoku a Iaquinta.
Non a caso la Juve cerca Van Persie, un olandese di gran classe e dal sinistro dinamitardo, che se la cava sia come centravanti, sia come ala, e ogni anno sembra aggiungere una nuova freccia al suo arco. Ma non dobbiamo avere fretta: il progresso tattico, tra la Juve di Del Neri e quella di Conte, è stato enorme; adesso aspettiamo quello tecnico.